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MISTERO DEL VOLTO SANTO E VERA ICONA DI MANOPPELLO

 

(Parte 1)


Ci troviamo in un luogo poco lontano dal centro storico di Manoppello.  Un comune di 7.400 abitanti circa, in provincia di Pescara, alle spalle di Chieti in Abruzzo e che fa parte della Comunità montana della Maiella e del Morrone. La località è raggiungibile con l’autostrada A25. Uscita Alanno, poi S.S.5/SR5 in direzione di Via G.A. Leonelli/Strada Provinciale 46/SP46.

 

 

 

 

I SEGRETI DELL’ABRUZZO

UN MISTERO IMPENETRABILE

Esiste un autentico tesoro sconosciuto a molti, custodito nella “Basilica del Volto Santo”, appartenente all’ordine dei Cappuccini, in una teca sempre visibile al pubblico, una delle più importanti reliquie del mondo cristiano il “mandylion (=fazzoletto in siriaco) di Edessa”.

            Questa reliquia viene considerata come la vera immagine di Gesù e costituirebbe, assieme alla Sindone di Torino, l’unico esempio conosciuto di “acheropita”, ovvero di oggetto non fatto da mani umane. Il velo è conosciuto come la “Veronica”, dizione romana del termine vera icona, cioè vera immagine.

QUANDO.. Cenni Storici 

 

    Delle infinite notizie trovate sul mistero del volto santo “I SEGRETI DELL’ABRUZZO” vi proporrà in quest’articolo, quelle che sembrano le più accreditate.

        A partire dagli anni 30 D.C. circa,  “ Il Volto Santo” ha fatto il suo viaggio da Gerusalemme a Efeso, da Efeso a Camulia in Cappadocia, da Camulia a Costantinopoli, da Costantinopoli alla Cappella Sancta Sanctorum del palazzo lateranense. Da quest’ultimo alla Cappella della Veronica in San Pietro in Vaticano ed apparso infine nel 1703 al Santuario di un appartato paese dell’Abruzzo di nome Manoppello.

          Durante questo arco di tempo sono state numerose le interpretazioni ed i tentativi di spiegare l’esistenza di questo tessuto sul quale si intravede l’effigie di un uomo la cui tradizione riconosce la vera fisionomia di Gesù Cristo e di datarne cronologicamente l’ arrivo in questa piccola cittadina. Ancora oggi non si è arrivati ad una sola verità storica.


L’ARRIVO A MANOPPELLO Le leggende

(I TESI)

Una  delle tesi su come il velo sia arrivato a Manoppello, risale al 6 maggio 1527, ed è raccontata nel manoscritto originale “Relatione Historica” dove è documentato il sacco di Roma dall’esercito imperiale sotto il comando di Carlo III di Borbone Conte di Avernia e di Montpensier e dell’assedio di Napoli da Odetto de Foix signore di Lautrec, la città fu messa a ferro e fuoco dai lanzichenecchi tedeschi e i tercieros spagnoli, soldati mercenari al servizio di Carlo V d’Asburgo, i quali assediarono il Pontefice Clemente VII e lo costrinsero ad asserragliarsi in Castel Sant’Angelo per poi fuggire a Orvieto, dove rimase fino a quando accettò di incoronare Carlo V imperatore del Sacro romano Impero e di pagare una grande somma in denaro per il suo riscatto. Durante il saccheggio dunque, alcuni studiosi presuppongono fu rubato il sacro Velo insieme a tante altre reliquie trafugate dalla basilica di S. Pietro in Roma. L’Ipotesi è che a trafugarlo sia stato Ferdinando de Alarçon, o qualche soldato alle sue dipendenze, il quale ebbe affidato il comando del presidio spagnolo in Castel Sant’Angelo e della guarnigione che controllò Roma sino al febbraio del 1528 e che, al termine del conflitto franco-spagnolo, lo portò con sé nel territorio di cui era marchese, ma resosi conto della importanza del Velo e non volendo rischiare di compromettersi facendosi trovare in possesso della reliquia, se ne sia liberato facendola arrivare ai padri cappuccini.

(II TESI)

           L’autorevole studioso Padre P. Heinrich Pfeiffer, professore di storia dell'arte e iconografia cristiana nella facoltà di Storia e beni culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana di Roma, invece ritiene che la Veronica  fu rubata dal Vaticano durante la ricostruzione della basilica di Costantino voluta da Papa Giulio II, il “Papa guerriero" o "il Papa terribile” nei primi mesi del 1506 quando il pontefice prese l'audace decisione. Come scritto nella “Relatione Historica”  e successive ricerche di Frate Donato da Bomba del 1640, racconto poi confermato da un atto notarile del 1646, si narra che a Manoppello un pellegrino si sarebbe avvicinato ad un certo Giacomantonio Leonelli, notabile di Manoppello, dottore fisico e molto famoso nell’astrologia e altre arti liberali,  che sostava dinanzi alla chiesa di San Nicola, consegnandogli un plico  contenente la reliquia. Il velo rimase nelle mani di Leonelli ed i suoi eredi per anni fino a quando una discendente del Leonelli, Marzia, vedendosi negato il diritto ereditario sull’icona, avrebbe indotto il marito, l’uomo d’armi Pancratio Petrucci, a trafugarla nel 1608. È qui che il racconto da leggenda si muta in storia: tutto viene riferito in modo credibile, perfino la vicenda legale che porta il notaio Donato Antonio De Fabritiis ad acquisire da Marzia l’immagine sacra nel 1618 (per 4 scudi) per riscattare il marito, prigioniero a Chieti. Successivamente lo donò ai Frati Cappuccini di Manoppello nel 1638: è apparso tuttavia evidente come la prima parte del resoconto nel manoscritto possa essere ritenuta falsa, non potendo il Volto Santo stare già da cent’anni a Manoppello. In altre parole, viene da pensare che il manoscritto ebbe la funzione di costruire un alibi, tale da giustificare il legittimo possesso della reliquia da parte dei Padri Cappuccini e che certificava la donazione del Velo ai padri cappuccini da parte del dottor Antonio de Fabritiis.

(III TESI

Quando avvenne il sacco di Roma nel 1527, alcuni scrittori riferirono che il velo era stato distrutto: un ambasciatore romano della duchessa di  Urbino, messer Urbano, dice che la Veronica fu rubata e passata per le taverne di Roma. Le sue missive riportano dichiarazioni ritenute attendibili in quanto si trovava  in vaticano al momento del saccheggio. Il Papa Clemente VII non ebbe tempo di mettere la reliquia in salvo poiché la sua fuga fu precipitosa presso il Castello Sant’Angelo.

Negli anni successivi (90 circa), per dissimulare il furto del velo,  Papa Paolo V fece realizzare un dipinto sostitutivo e Papa Urbano VIII decretò la distruzione di tutte le riproduzioni.                                             (IV TESI

Altri scrittori invece testimoniano la continuità della sua presenza nel Vaticano: un testimone del saccheggio dice che la Veronica non fu trovata dai saccheggiatori, come lo dimostra l’immagine sottostante ancora oggi presente in Basilica di S. Pietro. 

   

 

 

         Molti artisti dell'epoca crearono riproduzioni del velo, fino al 1616, dove papa Paolo V proibì la produzione di copie della Veronica a meno che non fossero eseguite da un canonico della basilica di San Pietro. Nel 1629, papa Urbano VIII non solo proibì che si facessero riproduzioni del velo, ma ordinò anche la distruzione di tutte le copie esistenti. Il suo editto dichiarò che chiunque avesse accesso ad una copia doveva portarla al Vaticano, pena la scomunica.

 

I SEGRETI DELL’ABRUZZO

          Dopo ciò, il velo scomparve quasi totalmente dalla vista pubblica, e la sua storia dopo quella data non è più documentata. Esiste la possibilità che sia rimasta in San Pietro fino a oggi; questo sarebbe coerente con le limitate informazioni che il Vaticano ha fornito nei secoli recenti.

        Eppure Papa Paolo V in gran segreto fece eseguire delle copie. Nel palazzo Hofburg, in Vienna, esiste una copia della Veronica con la firma di Pietro Strozzi nell'angolo destro della cornice interna a prova della fondatezza della volontà del Papa Paolo V. Egli era il segretario di Papa Paolo V,  il notaio vaticano Jacopo Grimaldi riferisce come egli avesse eseguito una serie di almeno sei copie meticolose del velo, intorno al 1617. Un’altra delle copie della Veronica realizzata dal canonico P. Strozzi datata 1622 si trova nella Chiesa del Gesù, Roma. 

 

 

       Concludendo il Velo di Manoppello, stando a questa tesi,  potrebbe essere soltanto una copia e copia sarebbe anche quella in Vaticano.

       Sostenitori di “Manoppello” inoltre sostengono che le copie della Veronica non furono fatte con il modello originale davanti, ma “a memoria” per non ammettere il furto e far credere che l’immagine si trovava ancora in Vaticano. Prova è che le “copie” sono state fatte con il volto ad occhi chiusi anziché aperti. 

(V TESI)

             In alcune fantasiose versioni popolari Il velo era stato custodito in S.Pietro a Roma fino al seicento, scomparso per riapparire in  Manoppello  dopo molte avventure e che a portarcelo fosse stato un angelico viandante che ha consegnato la preziosa reliquia nelle mani di un autorevole personaggio del luogo appunto Donato Antonio de Fabritiis. 

LA VISITA DEL PAPA BENEDETTO XVI, JOSEPH ALOISIUS RATZINGER

 

 

      Il primo Settembre 2006, il Papa Emerito Benedetto XVI, Joseph Ratzinger si recò nella cittadina abruzzese per visitare la chiesa e sebbene non si pronunciò sulla natura dell’immagine, una riprova del fatto che si convinse che il volto possa essere identificato con la Veronica potrebbe risiedere nel fatto che, ad appena tre settimane dalla sua visita,  elevò la chiesa di Manoppello a basilica minore.

 

_UBICAZIONE DI MANOPPELLO

 

         Continuate a seguirci su "I SEGRETI DELL’ABRUZZO" dove presto pubblicheremo Parte II del mistero sul Volto Santo di Manoppello e vi terremo aggiornati su futuri sviluppi di questo affascinante mistero.

 

 

 

 

 

 

 

 

           L’articolo è stato scritto attingendo le informazioni anche dai siti internet sotto elencati e dal libro  "L’ENIGMA DEL VOLTO DI GESU'”  di Saverio Gaeta.

 

http://www.voltosanto.net

http://www.camminodelvoltosanto.com

https://it.wikipedia.org

http://www.inabruzzo.it

http://www.vatican.va/La vera leggenda della Veronica/Dario Busolini

http://manoppello.eu

Author

Giuseppe Libero

Contact

Giuseppe ABRUSCA SALVATORI

 

giuseppe.abrusca@gmail.com                                                                                                   

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